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Un ruolo per chi è appassionato di sport

Seba-2

Il presidente Sebastiano Pellegrini racconta l’esperienza vissuta finora in questi cinque
anni alla guida

da L'Informatore (Edizione N°4, 27 gennaio 2023)

Mattia Allevi) Il Mendrisio ha iniziato da una settimana ad allenarsi sul campo per preparare le prime uscite amichevoli in vista del girone di ritorno di Seconda Lega Interregionale. Ne abbiamo approfittato quindi per farci raccontare il dietro le quinte dal numero uno della società momò. Dopo stagioni contraddistinte da una retrocessione e da due campionati giocati in periodo di pandemia, finalmente quest’anno sembra che ci sia continuità nei risultati, che sia la volta buona per ottenere qualche traguardo sportivo?
Era il 27 aprile 2018 quando l’avvocato Sebastiano Pellegrini veniva eletto presidente del Football
Club Mendrisio dall’Assemblea generale a seguito delle dimissioni di Roberto Cavadini, subentrato da solo un anno a Karl Engel. Un uomo di fiducia ed entusiasmo, che con una grande passione per questi colori e senza mai cercare di fare il passo più lungo della gamba, ha sempre tenuto fede alla politica societaria. Con il numero uno della squadra del Magnifico Borgo abbiamo voluto ripercorrere questi cinque anni alla guida del club.

Diventare presidente è capitato per caso oppure era qualcosa che aveva già in mente?
Sono sempre stato molto legato a questa società, ma di fare il presidente non ci avevo mai pensato. Lo consiglio a chi è appassionato di sport e specialmente di calcio, è un’avventura impegnativa ma allo stesso tempo stimolante.

Cosa c’è dietro a questo ruolo?
Diciamo che bisogna badare a molte cose e tra le più importanti ci sono tutte le questioni più delicate riguardanti le sponsorizzazioni, ovvero trovare quei mezzi finanziari per poter sostenere la stagione. Per fortuna però nel nostro piccolo abbiamo sempre avuto persone molto legate al nostro modo di fare società.

È soddisfatto del Comitato che ha costruito in questi anni?
Abbiamo dovuto costruirlo da zero perché quando siamo subentrati tutto il Comitato precedente ha dato le dimissioni. In questo periodo di tempo abbiamo sbagliato diverse situazioni, ma sbagliando si impara e si acquisisce esperienza, oggi posso dire che siamo molto più qualificati su diversi ambiti. Quello che forse ancora ci manca è qualche giovane in più, che potrebbe contribuire nelle varie manifestazioni che esulano dal calcio.

Quando è in tribuna si sente più presidente o tifoso?
Imparerò a fare il presidente, per il momento non ancora (ride ndr).

Salito in carica ha detto di avere due obiettivi: il lancio dei giovani e il mantenimento della
categoria, a che punto siamo?
Nessuno dei due riuscito per ora… La prima squadra dev’essere un obiettivo e un motivo d’orgoglio e non la perdita del giocatore. Il lancio dei giovani è molto complicato, noto che negli anni passati ci sono stati diversi ragazzi che si sono fatti valere, ma purtroppo per i vari impegni ci hanno lasciato. Queste priorità però si possono capire siccome quando escono dagli allievi A è un momento delicato per loro, solitamente c’è di mezzo il servizio militare o l’inizio dell’Università. In aggiunta forse è una questione di annate e di collaborazione tra l’allenatore della prima squadra con il settore giovanile.

Com’era invece essere “solo” un giocatore?
Una volta quando ti chiamavano in prima squadra ci andavi perché non avevi altre scelte e perché ti faceva sentire importante, eri dentro un ingranaggio e fare la panchina non era un motivo per arrendersi o cambiare aria. Evidentemente adesso i giovani, come è giusto che sia, hanno degli altri interessi e non è più possibile dedicare tutto se stessi per questo sport.

Nel 2022 si sono seduti in panchina tre allenatori diversi, per un totale di sette avvicendamenti dall’inizio della sua carica, ovvero: Mattia Croci-Torti, Stefano Bettinelli, Mattia Tami, Alessandro Minelli e tre volte Francesco Ardemagni fino ad arrivare all’attuale Amedeo Stefani, come mai tutti questi cambiamenti?
Un allenatore che assume questa carica è a conoscenza del rischio di non poter continuare. Con Tami c’è stata una rinuncia da parte sua dopo due anni non motivanti a causa della pandemia, mentre per gli altri sono stati tutti dettati dai risultati. In particolare, con Minelli (attuale responsabile del settore giovanile) siamo rimasti un po’ stupiti per lo scollamento che c’è stato con la squadra e quando i giocatori non seguono più il condottiero bisogna fare una scelta. Inoltre, la classifica iniziava a far paura ed eravamo molto lontani dall’obiettivo che da sempre ci siamo posti di riportare il Mendrisio in Prima Lega. Nonostante ciò, la decisione è stata molto complicata e devo dire che non è bello essere presidenti in quei momenti, però quando i risultati ti danno contro non puoi fare altro.

Qual è stato il momento più difficile della tua gestione?
Finora non mi pento di niente anche perché sono state sempre delle scelte concordate con il
Comitato, non sono un presidente che prende decisioni da solo, anzi. Mi dispiace solo per i risultati che non siamo ancora riusciti a regalare ai nostri tifosi, i quali però sono tornati a crederci e far crescere l’entusiasmo generale al Comunale a suon di presenze, molte di più rispetto ad altre realtà ticinesi di categorie superiori e questo per noi è un motivo di soddisfazione.

Lei è sempre stato amante dei giocatori che mettono in campo tanta passione e danno tutto per la maglia, c’è qualcuno che rispecchia queste caratteristiche?
Sono affezionato a tutti, chiaramente se si va a guardare chi è più affezionato alla maglia sono i più “anziani”, ovvero quelli che dimostrano una fedeltà di lunga data come Andrea Cataldo e Giona Mazzetti. Ma anche chi è arrivato successivamente da altre realtà come Antoine Rey e Tito Tarchini si sono chinati subito nel ruolo di chi per la maglia dà tanto.

Mendrisio è una piazza importante con sane ambizioni, che rapporto ha con questa città?
Ci sono nato e vissuto, è la mia città. Ho un rapporto bellissimo e trovo che sia ancora una cittadina vivibile e a portata di divertimento per i ragazzi, in cui sono presenti ancora tante belle realtà sportive. Per quanto riguarda le infrastrutture invece, abbiamo delle strutture all’avanguardia e importanti per un club come il nostro quindi non possiamo far altro che ringraziare il Comune.

Cosa vuole dire ai tifosi per il girone di ritorno?
Che vi aspettiamo allo stadio a fare il tifo come faccio io, cercando di stare il più vicino possibile a questi ragazzi che danno veramente tanto e meritano di essere incoraggiati!